trio
Manfred
di Cpcuriosa60
21.01.2024 |
2.351 |
7
"Lei copriva il pube con una mano per cercare di nascondere ciò che le sembrava di troppo, un uccello piccolo su testicoli quasi inesistenti..."
Ecco l'ultima parte della soap opera made by LorettaChi ha il cuore di ghiaccio non proceda oltre.
E perdonatemi, sono sempre una vecchia Signora romantica.
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Sono nel letto abbracciato a lei, dopo aver fatto l’amore.
Sì, amo Ingrid dalla prima volta che l’ho vista al bar di Paradeplatz nel pieno centro di Zurigo.
Lei aveva vent’anni ed era bellissima e misteriosa, gentile e riservata, il giusto mix per destare curiosità.
Io ero in piena crisi di mezza età, annoiato da un matrimonio di facciata ma anche da una serie di amanti pretenziose ed arriviste.
Avrei voluto urlare al mondo la mia noia e il mio desiderio di nuovi stimoli, ma poi arrivò lei.
Iniziai a salutarla gentilmente, ogni giorno quando mi portava il caffè nel mio angolo preferito.
La conquistai un giorno in cui un ragazzo, sicuramente brillo, la apostrofò con un insulto solitamente rivolto ai “diversi”.
La vidi in difficoltà ed intervenni, prendendo per il braccio il bastardo e buttandolo fuori dal bar.
Le mie guardie del corpo pensarono al resto, supponendo che il povero deficiente mi avesse magari aggredito.
A questa mia reazione, spropositata e non in linea col mio personaggio di banchiere freddo e insensibile, lei reagì con gratitudine che le costò la promessa di un appuntamento.
La portai a cena, ben lontano dalla città, e per una volta non programmai di fare sesso, dopo.
Lei mi raccontò della fuga dal suo paese, dei suoi sogni di riscatto che partivano dalla laurea in Economia.
La sua voce mi ammaliava, bassa e roca, vagamente simile a quella di Amanda Lear.
Ascoltavo e mi immaginavo di baciarla per poi sfiorarla delicatamente.
Ci riuscii, una volta che fummo sul sedile della mia macchina, del resto il mio autista era fidato.
Lei si abbandonò per un attimo poi mi bloccò dicendomi “Devo dirtelo, non ti meriti una come me”
E presa la mia mano, se la portò all’inguine.
Sussultai quando percepii la consistenza di un cazzo, a riposo, ma sempre un cazzo.
La guardai negli occhi e li vidi lucidi di lacrime.
E fu in quel momento che il mio mondo di sicurezze, crollò.
Baciai quegli occhi e poi le sue labbra, con dolcezza.
Passarono mesi prima che potessimo finalmente stare soli in una stanza, davanti ad un letto con la prospettiva di una notte insieme.
Curiosità, desiderio, tenerezza erano i sentimenti che facevano tremare le mie mani finchè la spogliavo.
Avevo già conosciuto con le dita il suo piccolo seno, poco più di un rigonfiamento dei capezzoli.
Sicuramente non aveva la pelle delicata delle donne che avevo frequentato ma era piacevole al tocco perché giovane ed elastica.
Quando fu nuda, guardai le sue gambe lunghe, i fianchi snelli e toccai il suo sedere alto e sodo.
Lei copriva il pube con una mano per cercare di nascondere ciò che le sembrava di troppo, un uccello piccolo su testicoli quasi inesistenti.
La strinsi a me baciandola e ci sdraiammo sul letto.
Lei percorse il mio corpo con le labbra, assaggiando per ultimo il mio cazzo che rispose con un’ energia che da anni non provavo.
E la penetrai, per la prima volta, sentendola mia fino in fondo.
Mi piacque, la mia mente non rilevò la differenza tra quell’atto e tutti i precedenti.
Lei gemeva ed io mi eccitai, tanto che fui più vigoroso di quanto avrei voluto.
Depositai in lei il mio piacere e rimasi abbracciato alla sua schiena appena sudata.
Aspiravo il suo odore, così particolare, eccitante e appena un po’ selvatico.
Avevo passato il limite di tutti i miei tabù e non mi importava.
Lei divenne la mia amante segreta, crebbe come persona e pian piano divenne Ingrid, grazie ad interventi estetici e a pratiche legali.
Era felice come una bambina quando per la prima volta esibì all’aeroporto il suo passaporto da femmina.
Mi abituai senza problemi ai cambiamenti del suo corpo, al suo seno più gonfio e all’ammorbidirsi delle sue curve.
Al termine di questo nuovo viaggio in Italia, farà l’ultimo passo in una clinica dove la privacy è sacra.
La guardavo pochi giorni fa, ammirare la fica di Loretta, toccarne le labbra e dischiuderle per penetrare la fessura.
“Ancora poco” sussurrava e intanto procurava il piacere alla donna sdraiata sul letto.
Non l’avevo mai vista così, eccitata e fremente, tanto che non riuscii a penetrarla con la solita delicatezza.
La scopai, sì, pensando che a breve avrei avuto una donna completa a mia disposizione, non ci avevo mai pensato.
E venni, gemendo senza ritegno, pensando che il fato mi offriva una nuova carica di vitalità.
Ora sono qui nel letto, con la sua testa appoggiata al mio braccio.
Penso alla nostra stanza nella casa sul mare della Sardegna dove ci trasferiremo appena lei si sarà ripresa dall’intervento.
In quel paesino noi siamo i Signori Brandt, gli Svizzeri alti e riservati, che bevono vino e si baciano sul balcone guardando il tramonto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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